Band: Ierru
Disco: Contos de foghile
Genere: Black Metal
Anno: 2014
Sono diversi gli esempi in Italia di
band che hanno provato a fare black metal utilizzando il dialetto
locale per i propri testi, su tutti i siciliani Inchiuvatu e i
bolognesi Malnàtt. Ci hanno provato anche i sardi Ierru (che
significa “Inverno” nella lingua del posto), al debutto con
l'album Contos de foghile. Tecnicamente si tratta di un black metal
molto rozzo, notevolmente debitore della tradizione norvegese di metà
anni novanta, sebbene viaggi su tempistiche mediamente più lente.
Altro elemento che presenta un certo distacco da quel black metal di
darkthroniana memoria è la presenza di certe sezioni soliste e
delicati arpeggi, che creano adeguati momenti di pathos. Tuttavia, il
vero tasto dolente dell'esordio di Ierru lo si ritrova nella
produzione del disco, decisamente inadeguata: non aiuta la drum
machine, fintissima e plasticosa, unita a una tecnica di canto da
raffinare, dal momento che risulta invadente ma al tempo stesso poco
espressiva nonostante l'idea originale delle vocals in dialetto
sardo. E questo è un peccato, perché le melodie create dalle
chitarre sarebbero anche interessanti, ma la parte ritmica subisce
troppo i difetti della drum machine e della voce. Difetti, questi,
che si ripercorrono lungo tutto il disco, rendendo più complicato
l'ascolto. Altro appunto: alcune parti soliste o arpeggiate
andrebbero inserite meglio nel contesto, dal momento che, a volte,
risultano un po' troppo “out of nowhere”. Qual è il consiglio
che bisogna dare a Ierru, dunque? Innanzitutto di non mollare, l'idea
di base è valida e anche dal punto di vista strettamente musicale ci
sono spunti intelligenti, come l'uso delle parti soliste che di
solito in questo genere non trovano particolare spazio. Bisogna
invece assolutamente intervenire sui suoni, davvero brutti per essere
un album (seppur molto underground), sulla voce, sulla quale si
potrebbero adottare scelte diverse in fase di mixing o che si
potrebbe modulare diversamente, più improntata sullo scream o sul
growl veri e propri: insomma, è necessario fare una scelta precisa.
Importante sarebbe anche trovare un batterista in carne ed ossa, o,
almeno, programmare la batteria in un modo più accettabile: forse, a
tal proposito, scelte diverse in sede di songwriting avrebbero
causato una resa migliore. Gruppo da rimandare al prossimo
appuntamento, insomma: se la band saprà far tesoro di questo primo
passo falso, in futuro riuscirà di certo a dare una resa migliore
del connubio black metal/folklore sardo.
Tracklist:
1 – S'arvèschida
2 – Note e nèula
3 – Su dimòniu de su sonnu
4 – Ierru
5 – Sa buca de s'inferru
6 – Su foghile
7 – Cussu chi depet èssere fatu
8 – Sas ecos de sas grutas
9 – Sa sùrbile
10 – S'istradone de sa paza
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